martedì 12 gennaio 2016

CIAO SIMONE E SCUSA TANTO QUESTA CITTA’...


Questi sono giorni in cui cara Roma mia è difficile parlare della tua atrocità.

Temperature alte e cielo pulito . Guardarti dall’ Eur, Roma mia, o da Ponte Milvio, dal lungomare di Ostia o dal Pigneto poco conta…sei bella come la più bella delle donne che si sveglia  la domenica mattina e ti abbraccia.

Ma spesso come tutte le donne belle, ti lasci andare alla crudeltà. E a te non risulta difficile, mai.
Era un po’ che non sentivo parlare di ‘pirati della strada’. Una sorta di personaggi mitologici, molto più reali e crudeli invece, di libri o delle astrazioni. Ai giornalisti ricordano un po’ i ricercati alla Far West, alle famiglie falcidiate in una manciata di secondi un po’ meno.  Quando succedono queste cose c’è un attimo, un momento: il lasso di tempo tra l’incidente e l’arresto (che avviene quasi sempre ormai) in cui  mi interrogo. Cosa porta un uomo a scappare? La paura? Beh travolgere e uccidere è come sparare con un pistola…premere il grilletto e uccidere. Quindi non c’è tempo per i moralismi. Cosa starà facendo la persona che ha ucciso? Sarà a conoscenza dei fatti? E’ pentita? Ma soprattutto: come fa a non pensare che magari se si fosse fermata avrebbe potuto salvare la vita alla vittima?...


Ma c’è un altro lasso di tempo che mi resta dubbio quando penso agli incidenti stradali: l’attimo in cui il pirata in auto avverto il tonfo. Il botto. Lo schianto. E consapevole o meno, decide di non togliere il piede dall’ acceleratore o peggio ancora di affondarlo. Ecco. Questo mi manca. Non riesco ad ipotizzarlo nella gamma delle sensazioni provate in questa vita. E non è per dire che io sono migliore di qualcuno. E’ solo per capire che l’umana preoccupazione per il prossimo è un sentimento innato. Il fatto è che non è davvero così….

Non c’è pena per chi sbaglia, colpisce e fugge. Alla stregua di chi getta i bambini dai barconi o di chi picchia un anziano. E non c’è perdono per i forcaioli che come me in questo momento vorrebbero la pelle di qualcuno. Ma preferisco morire forcaiolo e conoscer il nome di chi mi ha condannato a morte. Scelta che qualcuno non ha potuto fare…

Queste quattro righe, anche se non lo conoscevo sono dedicate a  Simone Vizzarro, 31 anni e mezzo, di Guidonia. Quel ragazzo morto così, nella tarda mattinata di ieri, mentre era a bordo del suo scooter al Circo Massimo, in piazzale Ugo La Malfa. Stava andando a lavorare come faccio io tutti i giorni.
Schiacciato da un autobus, trascinato lungo la strada e poi scaraventato contro un Fiorino. Il suo corpo straziato, massacrato è rimasto li in mezzo alla strada a ricordarci per minuti interminabili che seppur abitanti della tanto bella ‘Capitale’ siamo capaci di compiere le più atroci bestialità.


Siamo tutti Simone. Potrebbe capitare anche a noi o a noi potrebbe capitare di trovarci al volante di quel bus.

Ciao Simone e scusa tanto questa grande e piccola città...

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